Scritto da: Dott.ssa Francesca Grimaldi
“La mancanza di qualcosa che si desidera è una parte indispensabile della felicità”. Questo celeberrimo aforisma di Bertrand Russell ci porta a considerare un fattore fondamentale dell’esistenza umana: quanto sia importante l’appagamento dei desideri per essere felici. Ma prima di affrontare questa tematica è indispensabile operare una distinzione tra bisogni e desideri.
Il bisogno esprime una necessità primaria dell’organismo, la cui mancata soddisfazione non consente di vivere adeguatamente. Il bisogno è collegato a degli stati di tensione che richiedono di essere soddisfatti attraverso un processo di tipo omeostatico; i bisogni -sempre attivi per tutta la vita- sono non-oggettuali, cioè non sorgono dall’incontro tra l’oggetto e il soggetto.
Il desiderio, al contrario, è sempre connesso ad un oggetto. Non esisterebbe desiderio senza un oggetto e, allo stesso tempo, non sarebbe concepibile relazionarsi con gli “oggetti” senza il desiderio di essi. Il desiderio è quindi un compromesso tra il soggetto, i suoi bisogni di base e l’ambiente. È dall’incontro dinamico tra il sé e l’ambiente che nascono i desideri. Essi hanno una origine secondaria al bisogno che invece rappresenta la base biologica dell’essere vivente. Tutti i bisogni discendono da due principi: “di conservazione della specie” e “di conservazione dell’individuo”.
Da quanto finora esposto, emerge come bisogni e desideri siano strettamente legati tra loro. I primi sono condizioni comuni a tutti gli esseri umani, mentre la gamma dei secondi è pressoché infinita.
Maslow (1954) nella sua teoria, sostiene che alcuni bisogni vanno soddisfatti prima che nascano quelli del livello successivo. In questa gerarchia, abitualmente rappresentata attraverso un’ipotetica piramide, alla base vi sono i bisogni fisiologici di fame, sete, sonno, di potersi coprire e ripararsi dal freddo. Se questi bisogni fondamentali, connessi con la sopravvivenza, vengono soddisfatti, l’essere umano aspira ai livelli successivi dell’ipotetica piramide, ossia ai bisogni di sicurezza, di appartenenza ad un gruppo, di stima, e di autorealizzazione. Quest’ultimo è inteso come l'esigenza di realizzare la propria identità e di portare a compimento le proprie aspettative, nonché di occupare una posizione soddisfacente nel proprio gruppo. E’ qui che si inserisce la naturale inclinazione dell’uomo ad affermare se stesso, a manifestare le sue naturali inclinazioni, ad esprimere nell’ambiente tutte le sue potenzialità.
Ma il bisogno di autoaffermazione non è il più evoluto per l’essere umano, infatti, all’ultimo livello della piramide vi è il "bisogno di trascendenza" concepito come tendenza ad andare oltre se stessi, per sentirsi parte di una realtà più vasta, cosmica o divina.
Per esemplificare la distinzione tra bisogni e desideri, mi avvarrò dell’esempio più facile: il bisogno innato e fisiologico di cibo. Il bisogno di essere alimentato, per esempio, apparentemente può corrispondere con il desiderio di cibo. Una sensazione di fame esige naturalmente di alimenti, ma il bisogno è di essere sfamato. Il desiderio connesso all'oggetto che porterà all’appagamento del bisogno, sostituirà l’ esigenza in conseguenza della reiterazione delle esperienze oggettive di regolazione della necessità fisiologica.
Il bambino affamato, attraverso le sue esperienze antecedenti, arriverà quindi ad anelare dapprima l’ individuo che lo ristorerà e, in un secondo tempo, l'oggetto cibo. Se il bisogno e il desiderio convergessero, allora non esisterebbero determinati gusti o preferenze alimentari (é noto tuttavia che i pubblicitari tentano di stuzzicare i nostri desideri più che i nostri bisogni).
Il bisogno ed il suo positivo appagamento sono indispensabili affinché il desiderio sia strumentale alla vita dell' individuo. Le difficoltà insorgono in caso di soddisfazione inefficace del bisogno di base o appagamento inadatto o parziale di esso.
Un percorso ontologico di desideri successivi al primo male-interpretato, potrebbe distorcere ed allontanare dal bisogno di base che rimarrebbe insoddisfatto, causando uno sviluppo non completamente sano del Sé. I desideri adeguati sorgono nelle condizioni in cui il bisogno sottostante è stato riconosciuto dal soggetto e validamente appagato dall'ambiente circostante ed il processo di sviluppo sia stato meno condizionato da meccanismi difensivi. Un desiderio disfunzionale discende da un ambiente incapace sia di procurare l’appropriata soddisfazione al bisogno, sia di riconoscerlo. Il processo di sviluppo è spesso complesso da identificare ed il materiale che ne può consentire la ricomposizione è quasi sempre inconscio, a causa dei meccanismi difensivi. Un esempio di desiderio disfunzionale è la ricerca di cibo in virtù di un bisogno d'attaccamento. L'esperienza dell'abbuffata può accompagnare questa linea di sviluppo.
L’eziopatogenesi di una patologia alimentare come la bulimia può fornire delucidazioni su come avviene la sovrapposizione e la conseguente confusione tra un bisogno e un desiderio. Un bambino avverte la prima sensazione di fame, quindi attraverso il pianto ricerca l'intervento della madre che lo alimenta in maniera adeguata. L'esperienza si ripete quotidianamente. La madre però, ogni volta che il bambino piange, lo nutre o lo cambia, ma non gioca con lui, non lo accarezza e non lo coccola. Qualsiasi segnale del bambino viene letto dalla madre come un’ esigenza di essere alimentato. Questa esperienza si reitera nel tempo. Il bambino cresce. Quando è triste o fa i capricci la madre lo calma con un cioccolatino anziché prenderlo in braccio o giocarci. Il bambino inizia a esigere sempre dolci, cioccolatini, che equivalgono a manifestazioni d’affetto suppletive. Il soggetto che esperisce una siffatta situazione, interpreterà una sua necessità di attaccamento, o una sua esigenza esplorativa, come bisogno di cibo. Pertanto, avrà la tendenza a ricercare il cibo piuttosto che l’affetto. Ciò che si è verificato è una sovrapposizione tra il bisogno di attaccamento e il desiderio dell'oggetto dell'attaccamento male-introiettato come cibo. Quindi il bambino potrebbe desiderare cibo per appagare un bisogno completamente differente. La mancata soddisfazione del bisogno originario condurrà ad una ricerca affannosa di cibo come se ci fosse un "buco" da colmare, una lacuna profonda che non possono mai essere veramente riempiti.
Questo meccanismo di insoddisfazione dei bisogni di base e la successiva sostituzione con desideri disfunzionali spiega anche perché spesso le persone si aggrappano ostinatamente e rimangono fedeli a modalità di relazione che provocano loro una gran quantità di dolore e sofferenza.
L’essere umano si interfaccia con la realtà esterna attraverso i desideri che soltanto in minima parte sono direttamente accessibili alla coscienza. Rimozione, negazione, ed altri processi difensivi che agiscono nel corso dell’esistenza, tendono a mascherare molti desideri, soprattutto quelli soggettivamente rifiutati, e a occultarli sotto il livello di coscienza. Questo è il fitto groviglio dei desideri, cioè una densa rete che opera perlopiù senza il barlume della consapevolezza e che, inevitabilmente, influenza e controlla la nostra esistenza, i nostri comportamenti, le nostre relazioni.
I desideri consci rappresentano soltanto ciò che emerge in modo manifesto e quello su cui si basano, in apparenza, molte delle nostre interazioni.
Quando un desiderio è predominante rispetto ad altri, in base ad una scala gerarchica dinamica, altri sono in secondo piano o sullo sfondo.
I desideri hanno la funzione di favorire l’appagamento dei bisogni di base, tale soddisfazione è essenziale affinché l’organismo riesca a vivere.
La salute è influenzata da quanto ogni bisogno sia stato sufficientemente appagato e quindi da come i desideri (di ogni ordine) siano connessi geneticamente a bisogni determinati e più circoscritti. Un desiderio primario può affiorare in qualsiasi fase della vita, non possiede sempre un’ origine infantile.
Il desiderio è un dispositivo di cui la natura ci ha dotato per fronteggiare numerose necessità. È ciò che rende così duttile ed flessibile l’essere umano. Se l’individuo per soddisfare le proprie esigenze fosse provvisto di desideri limitati, sarebbe un soggetto dipendente, incapace di agire liberamente e di adattarsi a diversi contesti. Nel corso dello sviluppo del Sé, l’essere umano acquisisce desideri più o meno validi in relazione a fattori evolutivi.
Il desiderio, geneticamente, è successivo al bisogno. Da un medesimo bisogno possono scaturire più desideri. Ogni desiderio primario, a sua volta, diventa origine per altri desideri secondari.
Spesso un desiderio "adulto", che può apparire scollegato ad un identificato bisogno di base , è in realtà prodotto da uno di essi. La realizzazione di un desiderio, di qualsiasi natura, rappresenta ineluttabilmente un tentativo di appagamento di uno o più bisogni. Uno stesso desiderio può soddisfare più bisogni simultaneamente, come più desideri differenti possono confluire nell’appagamento di un unico bisogno.
Ciò che si sta verificando da circa un ventennio nella nostra cultura occidentale è il processo di induzione di nuovi desideri. Attraverso i media si circuisce la psiche dell’uomo fino a costringerlo a pensare che l’ oggetto pubblicizzato sia indispensabile. Il desiderio del tal oggetto non è spontaneo, ma indotto, e tuttavia non è meno potente e assume quell’ impellenza tipica dei bisogni.
Nel marketing si considerano i bisogni come ciò di cui il target necessita da un punto di vista razionale. I desideri sono invece connessi a sfere della psiche molto meno razionali e spesso molto più potenti, tanto da predominare frequentemente sui bisogni
Il cliente, se intende acquistare un automobile, avvertirà probabilmente il bisogno di conoscerne le caratteristiche, le prestazioni, i prezzi, in modo da poter compiere una scelta razionale tra i vari modelli. Ma il cliente desidera probabilmente anche comunicare qualcosa di sé attraverso quella scelta, come ad esempio attestare il proprio status sociale, sedurre, sentirsi più giovane. In ogni mercato e per ogni prodotto, c'è uno specifico mix di bisogni e desideri. Questi ultimi sono superflui e non conoscono saturazione, si susseguono all’infinito e non portano mai alla vera felicità, anzi essi determinano una confusione del vivere, una insoddisfazione perenne che non porta mai al vero appagamento.
Il risvolto psicologico del processo di induzione di nuovi desideri deve portarci a questa riflessione: siamo talmente impegnati in ogni istante a soddisfare dei bisogni, naturali o indotti, che i desideri hanno soffocato e oppresso inesorabilmente i bisogni. Il risultato è visibile a tutti: la miriade infinita di desideri elicitati a scopo di lucro reprime la vita spirituale-filosofica-riflessiva dell’essere umano
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Luigi Gaito (giovedì, 30 gennaio 2014 11:34)
buono
Bonazzoli Mario (sabato, 24 dicembre 2016 18:14)
Si può pensare, immaginare una società che soddisfi i bisogni naturali, non ne crei altri, spinta dal profitto e dove il bisogno di trascendenza posa trovare lo spazio che gli compete?
Annalisa Barbier (martedì, 17 gennaio 2017 21:35)
Caro Mario, non solo la si può pensare ma, personalmente, mi auspico che possa realizzarsi. Prima di allora, credo che ognuno di noi debba personalmente impegnarsi nel proprio cammino di consapevolezza e crescita spirituale affinché possa realizzare principalmente nella propria vita il cambiamento che desidera vedere nella società. In fondo, la società siamo noi. Un caro saluto e grazie per la bella riflessione
Pietro (sabato, 27 gennaio 2018 10:01)
Articolo scritto in modo chiaro e semplice, ma che allo stesso tempo coglie la complessità del rapporto bisogno/desiderio. Complimenti :)
Alfredo (sabato, 07 aprile 2018 20:22)
Certo, la soddisfazione di un desiderio ne accende altri,il desiderio diventa bisogno ma spesso raggiunta una certa soglia, si stabilizza. Va detto, però, che se è vero che soddisfatto un desiderio ne sorge un altro, eventualmente senza termine, vi è, comunque, un intervallo di soddisfazione, mentre chi non soddisfa i desideri incorre nella frustrazione. Non si può ritenere di possedere lo schema della felicità a cui tutti si debbano attenere; ben posso desiderare una vita che passa attraverso la ricerca e la soddisfazione di desideri. Solo che per poter far questo occorrono risorse finanziarie immense e, quindi, per evitare "ribellioni" contro coloro che lo possono fare si cerca di trasmettere il messaggio che soddisfatto un desiderio ne compaia un altro, per cui chi non ha mezzi deve fare di necessità virtù.
adriano (lunedì, 12 novembre 2018 17:18)
Spiegazione impeccabile e molto comprensibile anche per i non addetti ai lavori.
massimo bancaro (venerdì, 29 gennaio 2021 16:50)
Dopo aver letto migliaia di articoli su bisogno e desiderio mi imbatto in questo... e finalmente fu luce sulle tenebre. Complimenti vivissimi.