DIPENDENZA AFFETTIVA

A cura della Dott.ssa Annalisa Barbier

 

La dipendenza affettiva (Love Addictionè una patologia che coinvolge  quasi esclusivamente le donne: dalla letteratura risulta infatti che il 99% dei soggetti dipendenti affettivi è di sesso femminile (D. Miller,1994) mentre la  fascia di età è variabile e si estende dalle post-adolescenti (età dai 20 ai 27) fino alle donne adulte con figli, sia piccoli che grandi.

Alla luce dei dati che mostrano una quasi assoluta prevalenza del sesso femminile, è difficile non considerare gli aspetti socio-culturali come co-responsabili dello sviluppo di questa patologia.

Nonostante la diversità di età, alcuni specifici elementi accomunano tutte queste donne:

  • si tratta di donne fragili
  • bisognose di conferme
  • con una scarsa autostima
  • terrorizzate dal fantasma dell’abbandono
  • tendenti alla iperresponsabilizzazione
  • provenienti senza eccezione da famiglie problematiche (abusi sessuali, maltrattamenti fisici o psicologici, storia di alcolismo, bulimia o altre dipendenze nei genitori) nelle quali sono cresciute sviluppando un profondo e radicato vissuto di inadeguatezza ed indegnità personale

Anthony Giddens (1992) distingue  tre principali caratteristiche della “love addiction”  che la connotano esattamente come una vera e propria forma di dipendenza:

  1. IL PIACERE CONNESSO ALL’AMORE:  definito anche ebbrezza , ovvero la sensazione di euforia sperimentata in funzione delle reazioni manifestate dal partner rispetto ai propri comportamenti.
  2. LA TOLLERANZA: anche definita in questo contesto come “dose“, che consiste nel bisogno di aumentare la quantità di tempo da trascorrere in compagnia del partner, riducendo sempre di più il tempo autonomo proprio e dell’altro e i contatti con l’esterno della coppia. Un comportamento che sembra alimentato dalla incapacità di mantenere una “presenza interiorizzata” rassocurante dell’altro, e quindi di rassicurarsi attraverso il pensiero dell’altro nella propria vita (Lerner, 1996). L’assenza della persona da cui si dipende porta pertanto ad uno stato di prostrazione e di disperazione che può essere interrotto solo dalla sua presenza concreta e materiale.
  3. L’INCAPACITÀ DI CONTROLLARE IL PROPRIO COMPORTAMENTO: connessa alla perdita della capacità critica relativa a sé, alla situazione e all’altro. Una riduzione questa che nel lungo termine crea vergogna e rimorso e che in taluni momenti viene sostituita da una temporanea lucidità, cui segue un senso di prostrante sconfitta ed una ricaduta, spesso più profonda che mai, nella dipendenza.

 

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Commenti: 1
  • #1

    GIovanni Prunella (mercoledì, 30 novembre 2022 11:23)

    Buongiorno dott.ssa, mi chiamo Giovanni, ho letto con molto interesse un paio di suoi articoli sulla dipendenza affettiva. Se ha due minuti, le racconto brevemente la mia storia. Ho 42 anni e, da quando ne ho 21, ho sempre avuto accanto una ragazza. La mia prima relazione durata 7 anni poi 4 mesi di stop ( in cui in ogni caso ero alla ricerca "spasmodica" di una compagna), poi una relazione durata 11 anni, ma che, se non fosse stata per la paura della solitudine, sarebbe dovuta durare 4/5 anni. Di lì una serie di relazioni di breve durata ( per colmare il senso di solitudine). Otto mesi fa ho conosciuto una ragazza, pensavo fosse quella giusta, pensavo di essermene innamorato. Parallelamente, però, facevo "sexting" con altre ragazze su instagram fino a tradirla poi dal vivo. Un mese e mezzo fa lo ha scoperto e mi ha giustamente lasciato. Ora devo affrontare la solitudine, mi sono imposto di non avere frequentazioni. Ma è durissima, come trovarsi al buio in mare senza bussola e con una tempesta in arrivo. In più ho un profondo senso di colpa e di vergogna per il male che ho fatto ad Alice. Mi reputo indegno di avere una persona accanto. Faccio fatica a concentrarmi sul lavoro, riesco a fare un solo pasto al giorno. Avrei davvero bisogno di un aiuto... Capire se oltre alla dipendenza affettiva ho qualche altro "disagio" latente...
    Grazie mille.