Scritto da: Annalisa Barbier
Un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Psychological Science” conferma che l’elasticità mentale – meglio detta “flessibilità cognitiva” (cioè la capacità di passare, in modo veloce ed accurato, da un’attività mentale ad un’altra) – è influenzata dal tono dell’umore: quindi se siamo depressi, aumenta la rigidità mentale. O meglio, si riduce la nostra flessibilità cognitiva.
Le diverse teorie sugli effetti che il tono dell’umore ha sui processi cognitivi, hanno sempre affermato come l’umore positivo sia in grado di favorire un aumento della flessibilità cognitiva. Quest’ultima, dal punto di vista funzionale, è associata a due strutture del cervello chiamate rispettivamente: corteccia prefrontale e corteccia cingolata anteriore.
Entrambe queste strutture ricoprono un ruolo di fondamentale importanza nei processi mentali di valutazione delle ipotesi (procedimento finalizzato a prendere decisioni razionali in merito alla veridicità di una determinata ipotesi) e di scelta di regole; gli autori ne hanno dedotto che tutti i compiti cognitivi che richiedono l’adozione di comportamenti di valutazione delle ipotesi e scelta di regole, saranno svolti meglio da persone di umore positivo.
Gli autori hanno esplorato questa ipotesi nell’ambito di un paradigma di category-learning (definito come ricerca di liste di attributi da utilizzare per categorizzare e distinguere elementi come facenti parte o meno di una determinata categoria): nei diversi partecipanti, prima che eseguissero un compito di apprendimento che richiedeva le funzioni cognitive sopra indicate, sono stati indotti stati d’animo positivi, neutrali o negativi,
I risultati hanno mostrato che i soggetti che sperimentavano in uno stato d’animo positivo, hanno avuto prestazioni migliori rispetto a quelli che si trovavano in uno stato d’animo “neutro” o negativo, nei compiti di categorizzazione.
Per saperne di più: “Better mood and Better Performance: learning rule-described categories is enhanced by positive mood” . Ruby T. Nadler, R. Rabi, and J.P.Minda, “Psychological Science“, Dec. 2010, 21: 1770-1776
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