5 ABITUDINI MENTALI CHE CI DANNEGGIANO

NON CHIEDERE


Molte persone sono state cresciute ed educate secondo l’insegnamento “non chiedere per non dare fastidio”. Questo messaggio, più o meno velatamente comunicato dalle persone che ci hanno educati, resta impresso nella nostra mente sotto forma di una sorta di convinzione secondo la quale NON BISOGNA CHIEDERE  perché le nostre necessità potrebbero dare fastidio o contrariare gli altri. E di conseguenza allontanarli da noi. Ecco dunque che si comincia a credere che i propri bisogni e i propri desideri – emotive, fisiche, psicologiche –  siano poco importanti se non addirittura dannosi per le relazioni con gli altri.  E’ un retaggio culturale discutibile, e su molte persone è in grado di produrre un effetto dannoso di notevole portata, inducendole a sottovalutare e a mettere da parte le proprie necessità ed i propri desideri ed attitudini, al fine di non sentirsi disapprovati o rifiutati dagli altri. Così, nemmeno nelle relazioni più intime si è più in grado di riconoscere e far valere i propri bisogni, covando un rancore crescente che alimenta una crescente tristezza, apatia ed insoddisfazione fino ad esternarsi in veri e propri scatti di ira, che compromettono davvero le nostre relazioni interpersonali. SUGGERIMENTO: imparare ad ascoltare, rispettare e dare voce ai propri bisogni: meglio dire ciò che desideriamo rischiando un “NO” piuttosto che dolerci in silenzio, incapaci di realizzare ciò che davvero sentiamo di essere.

IL BRONCIO


Lui non ha le attenzioni ed i gesti affettuosi che vorresti, o la tua amica non ti chiama abbastanza spesso per sapere come va e, nonostante tu abbia fatto molto per far passare il messaggio di ciò che desideri, non cambia nulla. Allora la tentazione di prendere le distanze emotive mettendo il broncio o sostenendo lunghi silenzi si fa forte: ci si chiude in se stessi convinti di non poter essere compresi e si colpevolizza l’altro per non aver fatto ciò che abbiamo chiesto. Dentro di noi si fanno strada un crescente senso di rabbia e di solitudine, ci si isola sempre più e si finisce per logorare i rapporti. La verità è che non possiamo obbligare gli altri a darci ciò che desideriamo o a fare ciò che vorremmo; possiamo chiedere ma non pretendere, e valutare la bontà di una relazione alla luce delle nostre necessità. Quindi piantare il broncio non serve se non a peggiorare le cose, allontanandoci emotivamente dagli altri e facendoci sentire soli e impotenti. SUGGERIMENTO: evitare il vittimismo e i ricatti morali a favore di una comunicazione franca e rispettosa dell’altro è la base per costruire relazioni equilibrate e sane. Se le cose non vanno…meglio capirlo prima piuttosto che impuntarsi per ottenere ciò che l’altro non può o non vuole darci.


LAMENTARSI E AUTOCOMPATIRSI


Lamentele ed autocompatimento sono estremamente dannose per chi le fa e per chi le ascolta: sono in grado di prolungare un disagio altrimenti destinato a risolversi in breve tempo, e di esasperare le persone che ci ascoltano. Imputare sofferenze e disagio esclusivamente ad eventi e condizioni esterne immodificabili, ci fa sentire IMPOTENTI, e soprattutto ci impedisce di TROVARE UNA SOLUZIONE seppure piccola. Chi si autocompatisce non guarda alla soluzione ma continua a mantenere il focus cognitivo ed emotivo sul problema, peggiorandolo costantemente e deresponsabilizzandosi di fronte qualsiasi atto terapeutico o di crescita personale, che potrebbe essere molto utile. SUGGERIMENTO: guardare con coraggio e onestà alla realtà dei fatti, e spostare l’attenzione sulle soluzioni possibili e su ciò che è in nostro potere fare per stare meglio ci aiuterà a sentirci attivi e capaci, permettendoci di prendere i mano la nostra vita invece di sentirci impotenti e sopraffatti.

LA SCORCIATOIA


Ansia, preoccupazioni, tristezza, paura…sono emozioni spiacevoli che naturalmente vorremmo evitare ma che, altrettanto naturalmente fanno parte della vita di tutti noi. Volerle evitare e scacciare a tutti i costi è controproducente poiché spesso queste emozioni portano con loro importanti messaggi su come dovremmo magari cambiare alcune cose della nostra vita. Assumere farmaci antidepressivi o ansiolitici alle prime avvisaglie di tristezza o ansia, non solo mette un tappo ad emozioni sane e necessarie, ma  ci impedisce di accogliere il messaggio che queste emozioni ci portano e che potrebbe aiutarci a migliorare la nostra vita. Diffidiamo delle terapie d’urto farmacologiche, se non per condizioni davvero gravi. SUGGERIMENTO: prima di assumere farmaci, concedersi di vivere anche certe emozioni spiacevoli che spesso sono destinate a risolversi spontaneamente. Quindi parlare con uno specialista e provare a capire cosa possiamo fare per stare meglio, magari modificando alcune cose della nostra vita e del nostro modo di affrontare le difficoltà.


L'EVITAMENTO


L’evitamento è forse una delle trappole più perniciose nelle quali si possa cadere: di fronte ad un impegno da portare a termine che ci fa sentire ansiosi o preoccupati (come ad esempio occuparsi di un’attività non proprio piacevole ma necessaria) si cerca la scappatoia che dà immediato sollievo (distrarsi facendo altro o trovare scuse per non agire) e si rimanda, finché la questione non diventa urgente, portando con sé complicazioni e disagi ben maggiori di quelli che si è cercato di evitare.  SUGGERIMENTO: non rimandare. Affrontare gli impegni e le sfide della quotidianità come sappiamo e come possiamo, piuttosto che rimandarle rendendole più grandi e difficili da affrontare in futuro.

 

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Commenti: 2
  • #1

    Onorina Camponovoh (venerdì, 18 novembre 2016 16:22)

    Lei ha proprio ragione, non esistono tante persone come lei, grazie

  • #2

    Annalisa Barbier (mercoledì, 07 dicembre 2016 21:22)

    La ringrazio signora Onorina :-)