USCIRE DA UNA RELAZIONE TOSSICA IN 7 PASSI

Scritto da: Annalisa Barbier

 

 

 

 

 

 

Ho scritto in precedenza diversi articoli sul tema delle relazioni sentimentali disfunzionali, tossiche e persino violente.

Si tratta purtroppo di una situazione piuttosto frequente poiché, spesso, la tendenza a tollerare, perdonare ed accondiscendere a comportamenti spiacevoli del partner, porta ad un aumento della frequenza e dell’intensità di tali comportamenti all’interno della relazione.

 

 

 

 

 

 

 

Se è sano nella coppia venirsi incontro e comprendere le reciproche necessità anche quando queste non incontrano il pieno accordo di entrambi, altra cosa è tollerare e sopportare comportamenti irrispettosi, offensivi, abusanti e persino violenti in nome dell’amore.

In nome dell’amore purtroppo si compiono errori pericolosi, soprattutto quando alla luce dei fatti, ci si rende conto che non si trattava di amore ma di una sua versione corrotta e deteriore in cui i sentimenti di lealtà, rispetto, cura e fiducia reciproca sono stato sostituiti da sfiducia, gelosia, possessività e sopraffazione.

Di seguito, basandomi sula mia esperienza professionale e sugli insegnamenti di una autrice americana (Amber Ault), ho indicato alcuni passaggi  importanti per arrivare a chiudere definitivamente una relazione tossica e violenta.

  1. Prima di iniziare qualsiasi percorso di guarigione da una relazione disfunzionale occorre AMMETTERE DI AVERE UN PROBLEMA: cioè ammettere che la relazione che si sta vivendo – sebbene sia con la persona che tanto si era desiderata – è una relazione disfunzionale che fa soffrire e mortifica. Se non ci si rende chiaramente conto di questa realtà, qualsiasi altro passaggio rischia di essere vano se non controproducente.  Occorre inoltre affrontare e conoscere le possibili motivazioni psicologiche che hanno portato a vivere una relazione divenuta tossica o pericolosa: ad esempio la tendenza a dipendere dall'altro, una scarsa autostima, la ricerca continua di approvazione, senso di inadeguatezza, bisogno di riempire un vuoto emotivo profondo, tendenza ad annullarsi nella relazione ecc.
  2. Il passo successivo consiste nella CONTEMPLAZIONE. In questa fase è importante osservare attentamente la situazione e non solamente pensare a come risolverla. Nelle relazioni tossiche, pensare ad una soluzione diventa estremamente difficile per la presenza di fattori psicologici diversi da quelli presenti nelle relazioni sane, presenza di dipendenza dal partner o altre dipendenze e mille altre difficoltà che, se affrontate solo con il pensare razionale e logico, portano sempre alla stessa conclusione: la sensazione di trovarsi n un labirinto da cui sembra impossibile uscire.  La CONTEMPLAZIONE è invece un’attitudine diversa, più calma e profonda, che prevede di portare l’attenzione verso l’interno alle proprie sensazioni corporee, al proprio stato emotivo, all’osservazione delle situazioni che provocano sempre le stesse reazioni automatiche nella coppia. La contemplazione va al di là del semplice pensare e ricorre alla conoscenza e alla saggezza del corpo, dell’esperienza, al senso di connessione con l’universo, per poterci muovere nella direzione migliore. Aiuta a comprendere con chiarezza crescente i propri valori, a distinguere ciò di cui si ha davvero bisogno da ciò che è tossico e dannoso e che ci allontana dai nostri valori e dalla nostra integrità. La contemplazione aiuta a ridurre l’ambiguità e la confusione tipiche delle relazioni disfunzionali, aiutandoci a trovare la strada giusta con coraggio, impegno e grazia.
  3. Il terzo passo prevede la PREPARAZIONE E ORGANIZZAZIONE. In questa fase occorre sviluppare una sorta di “piano d’azione” per chiudere la relazione. Quando ci si trova in una relazione tossica le energie sono talmente basse e compromesse da trovare difficile persino organizzare il fine settimana… ma è molto importante pensare ai passaggi necessari che si dovranno affrontare per chiudere la relazione. Un’attenzione particolare va posta a quelle relazioni in cui è presente violenza fisica: in questo caso, prevedere le mosse del partner e le sue reazioni è fondamentale per agire in sicurezza. Prepararsi dunque significa considerare tutte le possibili difficoltà da affrontare e i modi per farvi fronte: iniziare a contattare i professionisti che potranno essere di aiuto come avvocati, consulenti finanziari, assistenti sociali e psicologi ed eventualmente avvisare le forze dell’ordine se si teme una reazione violenta dal partner. Occorre trovare una collocazione per sé ed eventuali figli o animali da compagnia che fanno parte della famiglia (spesso gli uomini violenti attaccano gli animali di casa ed è bene dunque pensare a mettere in salvo anche loro). Bisogna riflettere sulle proprie priorità per avere chiare le cose che si devono mantenere da quelle alle quali si può rinunciare: il lavoro, la macchina o la casa, finire gli studi, proteggere i figli e gli animali, avere cura della salute se si stanno assumendo terapie farmacologiche importanti (diabete, chemioterapia, malattie degenerative…) ecc. Successivamente, bisogna immaginare tutti gli scenari possibili - compreso il peggiore - che potrebbero verificarsi alla vostra decisione di chiudere la relazione definitivamente: violenza fisica, controllo e sottrazione del denaro, distruzione di beni comuni, minacce e stalking, coinvolgimento di terze persone, scenate in pubblico, tentativi di suicidio o minaccia di farsi del male o farne ad altri, ecc. Immaginare questi scenari vi deve servire per trovare -subito dopo – una modalità per farvi fronte, in modo tale che se dovessero verificarsi o se doveste temerne la comparsa, abbiate già pronta una soluzione per affrontarli.
  4. AZIONE. A questo punto si tratta di mettere in pratica ciò che si è preparato e chiudere la relazione. È molto importante a quanto punto che si desideri davvero chiudere il rapporto, avendo considerato i pro e i contro e tutte le resistenze psicologiche presenti. L’autrice americana Amber Ault suggerisce le seguenti domande:

·        “Sono davvero pronta?”, “Se il mio ex torna piangendo e disperandosi, facendo promesse di cambiare e affermando il suo amore per me, riuscirò a restare ferma nella mia decisione?”

·        In caso di relazione basata su cicli di rottura/riappacificazione, chiedersi se si è fatto il possibile per prevenire ricadute e far sì che stavolta la decisione di chiudere sia definitiva: “ho previsto come fare per evitare la tentazione di tornare sui miei passi?”. “ho previsto tutto il necessario per la sicurezza mia, di eventuali figli, altri familiari e animali di casa?”

·        “Sono in grado di restare in contatto con le persone importanti anche se mi rompe il cellulare? O distrugge il mio computer?”, “Ho previsto i comportamenti più pericolosi che il partner può agire?”

 

A volte è possibile comunicare la decisione al partner, a volte è invece necessario semplicemente andarsene quando è assente, per evitare violenza o scenate pericolose. Nelle relazioni sentimentali sane è preferibile e rispettoso comunicare faccia a faccia la decisione di chiudere la relazione. Ma nelle relazioni tossiche, per evitare aggressioni o comportamenti pericolosi, è meglio scegliere altre vie: telefono, email, lettera o faccia a faccia in un luogo sicuro in mezzo ad altra gente.

 

Ecco alcune raccomandazioni sul contenuto e la modalità della comunicazione:

·     Messaggio semplice e chiaro. Spiegate in poche parole la motivazione della vostra decisione. Ad esempio: “Sono infelice da molto tempo in questa relazione e ho capito che non voglio continuare così. Ho deciso di separarmi/andarmene/chiudere il rapporto/non vederci più”.

·     Non giustificarsi né dare troppe spiegazioni: non state facendo terapia di coppia ma solo comunicando la vostra decisione. Ogni cosa che direte in questa fase verrà probabilmente manipolata per farvi cambiare idea, travisata o usata contro di voi; perciò meglio parlare il meno possibile e limitarsi a ripetere il concetto fondamentale del messaggio.

·     Evitare di colpevolizzare il partner. Nel comunicare, anche se l’altro si è comportato male, vi ha prese in giro, tradite o maltrattate occorre partire dal vostro centro. Preferibilmente dite: “sono infelice” invece di: “mi rendi infelice”, preferite: “mi sento poco rispettata o non considerata”, invece di dire: “tu non mi rispetti”. IN questo modo vi sentirete maggiormente forti e centrate e non aprirete la porta a manipolazioni o negazioni della realtà ("non è vero io ti amo, ti rispetto, non ti ho tradito" ecc…).

·     Resistete alla tentazione di iniziare una discussione sul perché della vostra decisione e sulle sue colpe. Vi porterebbe solamente a perdere energie e mettere in discussione la vostra decisione, magari per l’ennesima volta!

5.     IMPROVVISAZIONE. Tenete in considerazione la possibilità che ci sia qualcosa che non avete potuto prevedere nelle possibili reazioni del partner o delle complicazioni impreviste. Siate pronte a “prevedere l’imprevedibilità”.

6.     NO CONTACT/LOW CONTACT. Il NC è il miglior modo per chiudere definitivamente una relazione tossica. È un suggerimento difficile da cogliere e mettere in pratica per una serie di ragioni sentimentali, a volte morali… ma rappresenta in molti casi la scelta di elezione. Troverete in rete molte informazioni sulla tecnica del NC. Il LOW CONTACT indica il contatto minimo. Preferibile nei casi in cui sia necessario mantenere un rapporto: presenza di figli, lavoro in comune, beni in comune o altro che richieda una gestione condivisa.

7.     GUARIGIONE. In questa fase dovete dedicarvi a voi, a comprendere, perdonare e guarire le ragioni profonde che vi hanno portato ad avere una relazione distruttiva. Se avete problemi di depressione, attacchi di panico, altri problemi psicologici importanti o dipendenze comportamentali o da sostanze, dovete prima di tutto trattare e guarire questi aspetti. In questa fase è necessario ricorrere all’aiuto di un professionista o di gruppi di auto-aiuto e consapevolezza. Dedicatevi alla famiglia e alle amicizie, alle vostre attività preferite, alla cura della vostra salute fisica, psichica e spirituale con attività come meditazione, yoga, escursioni, attività creative come pittura o ceramica… qualunque cosa vi aiuti ad entrare gradualmente in contatto con voi stesse e a realizzarvi.

 

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Commenti: 19
  • #1

    Ariana (domenica, 13 maggio 2018 21:08)

    Gentilissima Dottoressa
    Ho letto tutti i suoi articoli e spero presto di chiederle qualche seduta via Skype. Ho notato che l arma migliore è allontanarsi subito da queste persone nocive appena c è puzza di bruciato. Ma ho alcune domande da porle: 1) e se la vittima non si accorge dell incendio? Ossia Qual’è la strategia migliore per parlare con se stessi?
    2) in un momento di offuscamento mentale (dovuto alla manipolazione) come si può avere la forza di togliere la maschera al manipolatore e neutralizzarlo?
    3) esiste qualche hobby o sport che può aiutare nel prevenire questo tipo di relazioni distorte? Ossia che dia lucida e razionalità perenne alla potenziale vittima?
    4) cosa potrebbe cosa succede se ad essere socio- patici sono dei vip famosi? Possono usare la loro immagine per manipolare i fans? Come smascherarli? Con quali domande ad hoc si toglie la maschera a un manipolatore?
    Magari ce lo può spiegare in un nuovo articolo grazie mille

  • #2

    Annalisa (martedì, 15 maggio 2018 13:56)

    Gentile Ariana,
    le sue domande sono molto pertinenti ed interessanti. Appena possibile cercherò di rispondere in un articolo ad hoc. La ringrazio intanto per la sua attenzione.

  • #3

    Francesca (venerdì, 08 giugno 2018)

    Grazie per questi articoli, sono illuminanti e chiarissimi. Ho conosciuto una persona manipolatrice, ma ho fatto fatica ad accorgermene perchè mi rendevo anche conto che stava sinceramente soffrendo. Ora mi chiedo: il manipolatore è spesso inconsapevole delle sue modalità di relazione (e si sente pertanto sempre nel giusto) oppure si comporta così perchè è consapevole che con questi comportamenti (criticando, colpevolizzando, vittimizzandosi...) otterrà quello che vuole? grazie se vorrà rispondermi

  • #4

    Annalisa (domenica, 10 giugno 2018 08:52)

    Gentile Francesca la ringrazio per la sua domanda perchè mi dà l'opportunità di sottolineare una cosa importante dunque le chiedo: saperlo cosa le cambierebbe?
    Molte persone si chiedono e mi chiedono quanto chi attua comportamenti manipolatori sia consapevole di farlo; comprendo il bisogno di sapere ma dovremmo prima di tutto domandarci se quello che accade ci va bene o meno invece di chiederci se l'altro è consapevole di ciò che fa, come se questo cambiasse l'esito delle sue azioni o la qualità della relazione.
    E' meglio valutare dapprima se in una relazione i comportamenti dell'altra persona sono dannosi, disfunzionali o dolorosi, se siamo disposti o meno ad accettarli invece di chiederci perché li metta in pratica o se ne è o meno pienamente consapevole. Questo ci aiuta a restare centrati su di noi e a porre nella giusta prospettiva il rapporto con gli altri, altrimenti rischiamo di confondere la tolleranza con la mera sopportazione.
    Non credo infatti che un comportamento offensivo e disfunzionale possa essere meno doloroso o offensivo se agito inconsapevolmente.
    La mia risposta alla sua domanda è che a volte lo sono, a volte no. A volte infatti questi comportamenti rappresentano l'unico modo di relazione conosciuto per ottenere ciò di cui si ha bisogno (controllo, rassicurazioni, ecc.). Altre volte invece sono messi scientemente in pratica con l'intento di ottenere un certo risultato che probabilmente non verrebbe raggiunto in altro modo.

  • #5

    Paola (domenica, 15 luglio 2018 23:30)

    In un momento di disperazione mi ritrovo a dirmi.....faccio di tutto per farli contenti e l'unica scontenta sono io. Un rapporto che dura da qiasi 10 anni ed io con estrema lucidità a volte penso: ma cosa centro io com lui che invece di ascoltare mi dice solo do reagire. Una mamma ed un papà che sostenevano che prima viene il dovere e poi il piacere
    ....che poi non arrivava mai! E se ci si concedeva qialcosa di più ci si sentiva in colpa
    Avari di abbracci e di baci rilevatori di debolezza. Poi il padre che inconsapevolmente mi ha maltrattata perché cerca o di premdermi cura di lui se nw andato all' improvviso. È scoppiata la tempesta dentro di me e verso una sorella che è fuggita da tutto questo e a preso forse giustamente le distanze lasciandomi il peso affettivo di una madre invalida e due fratelli con problemi comportamemtali. Forse ho bisogno di aiuto.







    .

  • #6

    stefano (martedì, 07 agosto 2018 13:41)

    Buongiorno dottoressa. Si parla sempre (e credo che ci sia una buona ragione, come, purtroppo, tristi statistiche lo confermano) di donne che devono uscire da relazioni tossiche con un uomo spesso violento.
    Quella che è la mia esperienza, è che, anche senza situazioni "gravi" come la violenza, l'uscita da una relazione tossica da parte di un uomo abbia la sua percentuale non trascurabile, per tutta una serie di fattori dati dalla società attuale. Io stesso mi ritrovo impantanato in un'ennesima relazione tossica con una donna che, a parte la violenza fisica, rispecchia tutte le tematiche sviscerate in questo articolo. La ringrazio.

  • #7

    Annalisa (martedì, 07 agosto 2018 14:17)

    assolutamente d'accordo. Grazie per la sua testimonianza! Purtroppo anche gli uomini sono coinvolti in violenze psicologiche e verbali, sebbene forse ne parlino con più riserbo o difficoltà.

  • #8

    Corona (domenica, 26 agosto 2018 07:51)

    Buongiorno, se posso intervenire su quanto osservato da Stefano... Il fatto che dica di essersi trovato in un'ennesima relazione tossica dovrebbe farlo riflettere sui motivi per cui sia l'ennesima.
    Nell'articolo si sottolinea come i sentimenti di lealtà e rispetto reciproci siano sostituiti da gelosia e possessività. Probabilmente il suo modo di relazionarsi in coppia potrebbe indurre la partner, nel tempo, a provare gelosia e sfiducia diventando possessiva perché ha ricevuto dei segnali che l'hanno portata a perdere la fiducia.
    Nel mio caso specifico, per esempio, è proprio successo questo: non sono mai stata gelosa o possessiva, credo che fiducia e rispetto siano le fondamenta di una relazione. Quando sono venute a mancare (a ragion veduta) ho iniziato a farmi domande sentendomi profondamente ferita dalle conferme avute per i miei sospetti. Quando l'argomento è stato affrontato a quattr'occhi, mi sono sentita accusare di dipendenza affettiva e (apparentemente) "per il mio bene" il mio ex partner ha troncato la relazione. Salvo poi avere conferme tangibili che il mio ex partner aveva bisogno della "strada libera" per iniziare una relazione alla luce del sole con l'attuale nuova partner che già frequentava quando stavamo ancora assieme.
    In breve: non so se è il caso di Stefano perché non ha raccontato i motivi per cui ritiene di aver vissuto l'ennesima storia tossica, ma a volte inconsciamente cerchiamo scuse con noi stessi per non ammettere di aver provocato deliberatamente la sofferenza altrui, nascondiamo la testa sotto la sabbia esentandoci da colpe e ci assolviamo accusando chi ci sta accanto di avere dei problemi a relazionarsi in coppia.

  • #9

    Un uomo (mercoledì, 10 ottobre 2018 08:00)

    Articolo esaustivo e competente, ma scritto al femminile. Come mai? La manipolazione femminile, oltre ad essere molto più sottile e devastante, non ha una statistica tale da giustificare questa continua visione unilaterale, anzi è molto più presente di quanto si possa immaginare. Insistere nello stereotipare il genere della vittima e del carnefice contribuisce sempre più a isolare gli uomini vittime, spesso non creduti e che devono fare i conti, oltre che con la manipolazione, anche con i pregiudizi della società, alimentati da questo tipo di interpretazione o narrazione. Occorre che chi scrive e parli di questi temi cambi rotta perché un uomo manipolato, magari con figli, è spesso u uomo che lotta con i mulini a vento, e talvolta non vede altro che il suicidio per uscirne

  • #10

    Annalisa (sabato, 13 ottobre 2018 09:33)

    Caro "un uomo",
    grazie per la sua partecipazione: ha ragione quando dice che la manipolazione è anche al fwemminile, ci mancherebbe... l'uso del maschile in molti articoli è legato alla necessità di semplificare la stesura e non certo ad una unilateralità di genere. Il suo commento è prezioso in quanto evidenzia un aspetto spesso sottovalutato di disagio e violenza psicologica nelle relaqzioni. La sola cosa che posso aggiungere è che purtroppo, la violenza sulle donne - sia psicologica che soprattutto fisica - è più frequente e ha spesso esiti molto gravi a causa della disparità che esiste tra donna e uomo: di forza fisica o di potere economico, sociale o decisionale. So che non è sempre così chiaramente, ma lo è molto spesso; è questo aspetto di disparità che rappresenta un'aggravante importante.
    Un caro saluto!

  • #11

    Emanuele (martedì, 26 marzo 2019 09:41)

    Sono un uomo e vi assicuro che l'articolo,rivolto al femminile,può essere anche a parti invertite.nel mio caso senza violenze fisiche ma con danni psicologici molto alti da girare in mezzo a gente come se fossi uno zombie e pensieri rivolti al suicidio.la mia situazione si aggrava avendo un figlio che subisce il mio annientamento.

  • #12

    Guido (domenica, 23 febbraio 2020 09:30)

    Ottima rappresentazione di situazioni assolutamente reali. Spiace constatare, come sempre, che si ritenga violento l'uomo, mentre molte volte sono le donne violente sia fisicamente che psicologicamente. A parte questo dettaglio interpretativo che la nostra societa' farebbe bene a correggere, grazie per I consigli. Ho messo tutti in salvo.

  • #13

    Carmine (lunedì, 30 novembre 2020 13:44)

    Sto vivendo una relazione tossica ma non riesco ad allontanare la persona

  • #14

    Paolo (sabato, 02 gennaio 2021 15:10)

    Io ho un problema del genere con la mia partner. E' irritante vedere che la maggior parte degli articoli che si trovano in rete diano per scontato che sia la parte femminile a subire la situazione. Io ho perso la mia integrità psicologica da due anni grazie ai suoi "trattamenti".

  • #15

    Barbara (domenica, 10 gennaio 2021 10:22)

    Buongiorno Dottoressa, e come farlo se si tratta di una convivenza decennale, in cui, oltre a tutto il resto, sono state investite energie e denaro per un'abitazione, che è sua? Tutto è stato, ingenuamente, costruito in due. In realtà lui ha solo spremuto il mio conto. Io al momento ho una situazione lavorativa precaria. Posso trovare appoggio da parenti per un po', ma non ho sicuramente i mezzi per una casa tutta mia. Alla già difficile parte emotiva si aggiunge così anche il problema pratico.

  • #16

    Davide (mercoledì, 10 marzo 2021 01:03)

    Pur avendo letto altri commenti simili, mi associo nel far presente quanto terribile possa essere una situazione del genere anche per un uomo, sebbene nella maggior parte dei casi gli venga risparmiata (per ragioni di impossibilità) la violenza fisica.
    Io per esempio, pur odiandomi per questo, non riesco a uscire da questo tipo di relazione, e ogni volta che mi sento risoluto a farlo dopo l'ennesimo sopruso, ecco che alla fine non ci riesco.
    Estremamente frustrante.
    Grazie comunque per i consigli.
    Chissà mai che un giorno non riesca a metterli in pratica fino in fondo.

  • #17

    Adorna (mercoledì, 07 luglio 2021 15:31)

    Molti uomini commentano questo articolo dal punto di vista del maschile di fronte a un abuso subito, piuttosto che agito... Qualcuno lamenta anche il fatto che la maggior parte delle informazioni sull'argomento siano declinate al femminile. Se si riferiscono alla loro esperienza personale, si tratterà probabilmente di persone sensibili; spero, allora, siano capaci di comprendere e osservare che la società in cui ci muoviamo è declinata piuttosto al maschile, come regola generale, e in tutte le sfere che la compongono, senza che ciò abbia alcuna giustificazione, o esprima alcuna necessità. Vivere in una società patriarcale è la ragione principale per cui, poi, le situazioni di violenza e abuso vedono nella stragrande maggioranza dei casi le donne come vittime. E questo rappresenta un problema della cultura collettiva. Il problema speculare della violenza subita dall'uomo è quello che trattandosi di casi isolati e non rispondenti al modello patriarcale generano spesso una certa reticenza a potere essere raccontati, e creduti comunque non dissimile a quella che si affronta in moltissime situazioni di violenza subita, al di là del genere di appartenenza.

  • #18

    Silvia (venerdì, 23 luglio 2021 22:37)

    Vivo una relazione da 1 e mezzo e conviviamo da 8 mesi... Il mio lui alza spesso la voce e beve.... Dandomi sempre le colpe di qualsiasi cosa accade! Lo mantengo lo aiuto in tutto, non ha iun euro e nn lavora eppure per amore ho fatto tutto questo accettando anche il fatto che abbia un figlio piccolo! Per delle sciocchezze apre discussioni fortissime, sbattendo urlando gettando un aria oggetti! Lo amo ma non sono più felice o almeno sono felice a giornate quando è normale. Nello stesso tempo quando decido di lasciarlo sto male, soffro ti attacchi di panico e assumo già antidepressivi! Perché non riesco a staccarmi? Frequento una psicologa che dice di lasciarlo andare ma comunque io nn riesco..

  • #19

    Riccardo (sabato, 23 ottobre 2021 22:53)

    Si parla di uomini violenti ma io sono un uomo.....nella mia situazione sono io ad avere paura...... :-(