Ognuno di noi ha sviluppato negli anni, sulla base del proprio temperamento e delle proprie esperienze di vita, una modalità piuttosto tipica di reagire agli eventi e di gestire le relazioni: c’è ad esempio chi tende ad essere diffidente, chi tende ad essere dipendente, chi invece preferisce sempre cavarsela in autonomia, chi minimizza i problemi e chi se ne sente facilmente sopraffatto eccetera.
Nell’individuo sano, queste caratteristiche di personalità pur mostrandosi prevalenti nella loro manifestazione, restano comunque flessibili e non vengono applicate ineluttabilmente a tutte le situazioni ed i contesti, lasciando spazio a nuovi apprendimenti e a modalità alternative di interpretazione e di azione.
Nelle persone affette da un disturbo di personalità, questa flessibilità interpretativa e comportamentale non è presente oppure è estremamente limitata, al punto di interferire in modo grave con il buon andamento delle relazioni interpersonali, professionali, sentimentali ed amicali.
L’individuo con disturbo della personalità si trova a rispondere in modo inappropriato ai problemi, a vivere ed interpretare con rigidità gli eventi della vita e le relazioni con i propri familiari, gli amici ed i colleghi di lavoro, che diventano sempre più conflittuali, difficili e insoddisfacenti, fino al punto che questi individui vengono sistematicamente evitati dagli altri per la difficoltà o impossibilità di costruire con loro una relazione funzionale, sana e gratificante.
Possiamo definire i disturbi di personalità come una modalità relativamente rigida di organizzare la conoscenza sul mondo e di percepire, reagire e relazionarsi agli altri e agli eventi della vita. Questi schemi rigidi, queste inflessibili modalità di interpretazione/reazione influiscono negativamente sulle capacità dell’individuo di adattarsi e di agire in maniera fluida, compromettendo la qualità delle sue relazioni sociali, sentimentali, familiari e lavorative.
Queste modalità appaiono nella prima adolescenza e tendono a stabilizzarsi nell’età adulta, rendendo l’individuo insoddisfatto e sofferente rispetto alla qualità della propria vita e portandolo spesso a sviluppare disturbi in comorbilità, quali ad esempio disturbi del tono dell’umore, dipendenze comportamentali o da sostanza finalizzate ad alleviare il disagio. Sono molto frequenti sintomi d’ansia, sintomi depressivi, abuso di sostanze o disturbi del comportamento alimentare.
Se consideriamo tuttavia la personalità come una funzione adattiva dell’essere umano, dovremo ampliare la definizione di disturbo della personalità facendo riferimento sia alla funzione adattiva della personalità che alle concettualizzazioni cliniche del disturbo di personalità. In tal modo avremo una definizione operativa di disturbo di personalità che coinvolge i seguenti punti (W.J Livesley,J.F. Clarkin, “Trattamento integrato per i disturbi di personalità”):
1) Compromissione della componente del Sé: la persona affetta prova un senso di vuoto interiore, mancanza di chiarezza delle proprie caratteristiche personali e del proprio senso di identità, confini interpersonali labili, frammentazione delle rappresentazioni del sé e mancanza di continuità storica nell’esperienza di Sé;
2) Compromissione della componente interpersonale: una ridotta o alterata capacità di intimità e di attaccamento; compromissione della capacità di comportarsi in modo prosociale, cooperativo ed altruistico.
Nonostante il crescente disagio che si trovano ad affrontare, soprattutto a livello relazionale, le persone affette da disturbi della personalità tuttavia non sempre sono inclini a richiedere l’aiuto di uno specialista. Spesso sono inconsapevoli del fatto che i loro pensieri ed i loro comportamenti tipici sono disfunzionali e inadeguati e attribuiscono all’esterno la responsabilità dei loro problemi: le circostanze, gli eventi o l’altro che li ha trattati male, presi in giro, che è inaffidabile, non li aiuta o non li ama abbastanza ecc. Altre volte sono consapevoli delle difficoltà che incontrano nella vita di relazione e dei loro sintomi, ma non riescono a comprendere cosa fare e in che direzione muoversi per cambiare.
Spesso infatti, arrivano in terapia o presso i servizi psichiatrici in seguito alla segnalazione di familiari, colleghi o amici a causa dei problemi che creano loro o in seguito alla comparsa di gravi disturbi: ansia, depressione, disturbi del comportamento, abuso di sostanze o alcol o disturbi alimentari.
Essendo poco o nulla consapevoli della presenza di schemi cognitivi e di comportamento rigidi e disfunzionali, le persone affette da disturbo di personalità tendono a subirne le conseguenze in maniera dolorosamente ripetitiva nelle relazioni, vivendo un malessere crescente e continuando ad attribuire all’esterno la responsabilità di tutto questo.
I 10 DISTURBI DI PERSONALITA’
La diagnosi di disturbo di personalità si pone sulla base dell’identificazione di disturbi interpersonali e di schemi cognitivi e di comportamento inappropriati rigidi e ripetitivi, che emergono sin dalla prima adolescenza e che causano all’individuo difficoltà nel rapportarsi con gli altri e nell’avere una qualità di vita soddisfacente, soprattutto dal punto di vista interpersonale. Inoltre, occorre valutare la gravità di tali disturbi e l’eventuale presenza di disturbi in comorbilità come disturbi d’ansia, depressione, disturbi del comportamento alimentare, abuso/dipendenza da comportamenti o sostanze.
A livello diagnostico (DSM-5) i disturbi della personalità vengono raggruppati in tre CLUSTER:
· Cluster A: paranoide, schizoide e schizotipico, caratterizzati da condotte strane o eccentriche;
· Cluster B: antisociale, borderline, narcisistico ed istrionico, caratterizzati da instabilità, alta emotività e comportamenti drammatici ed eccentrici
· Cluster C: dipendente, evitante e ossessivo-compulsivo, caratterizzati da angoscia, ansia ed inibizione.
CLUSTER A
1) DISTURBO PARANOIDE DI PERSONALITA’
Le persone con questo disturbo della personalità hanno la tendenza, pervasiva ed immotivata, ad interpretare i comportamenti degli altri come volutamente minacciosi, offensivi e umilianti. Pensano che essi li vogliano ricattare, far loro del male, che parlino male di loro di nascosto, temono che vogliano deliberatemene danneggiarli e tendenzialmente non si fidano di nessuno, mostrandosi sempre diffidenti, guardinghi e prevenuti. Inoltre, l’immotivato timore di essere danneggiati li porta a non confidarsi con nessuno, a sentirsi facilmente offesi e giudicati e a contrattaccare, reagendo con rabbia. Spesso dubitano in maniera ingiustificata della fedeltà del partner, degli amici o dei soci e colleghi. Di seguito, alcuni indicatori di possibile disturbo di personalità paranoide (A.T. Beck e A. Freeman, “Terapia cognitiva dei disturbi di personalità” ed. Mediserve):
· Costante vigilanza sull’ambiente esterno
· Preoccupazione superiore al normale per la riservatezza e la segretezza di ciò che dicono/fanno
· Tendenza ad attribuire ad altri la responsabilità dei loro problemi e a considerarsi vittime di maltrattamenti ed abusi
· Ricorrenti conflitti con l’autorità
· Convinzioni rigide e immotivatamente forti sulle motivazioni attribuite agli altri
· Tendenza ad interpretare in modo eccessivo piccoli eventi reagendo con forza, e a “fare di un granello una montagna”
· Tendenza ad essere molto polemici, litigiosi e ad attaccare l’altro per motivi futili
· Tendenza a provocare ostilità e negli altri e quindi a subire maltrattamenti
· Cercano costantemente prove che confermino le loro aspettative negative sugli altri ignorando il contesto e modificando l’interpretazione dei fatti a favore delle loro convinzioni
· Difficoltà a rilassarsi in presenza di altre persone (anche chiudere gli occhi)
· Scarso/assente senso dell’umorismo
· Bisogno molto forte di essere indipendenti e autonomi
· Disprezzo per coloro che sono considerati deboli, fragili,, cagionevoli o handicappati
· Difficoltà ad esprimere affetto, calore e tenerezza
· Difficoltà ad esprimere dubbi ed insicurezze
· Gelosia patologica
2) DISTURBO SCHIZOIDE DI PERSONALITA’
I temi di fondo che caratterizzano questo disturbo della personalità sono l’inibizione emotiva, il distacco emotivo e la mancanza di piacere nelle relazioni interpersonali; si osserva altresì una modalità pervasiva di indifferenza verso le relazioni sociali ed una gamma ristretta di espressioni emotive. Queste persone considerano gli altri come intrusivi e considerano le relazioni poco o nulla interessanti, instabili e indesiderabili. Mostrano un’affettività (emozioni e stati d’animo) estremamente ristretta sia riguardo le emozioni positive che quelle negative ed una carenza di entusiasmo e coinvolgimento sociale e nelle attività. Il senso di vuoto interiore e di assenza di senso della vita sono frequentemente presenti. Millon (1981) afferma che verosimilmente gli individui affetti da questo disturbo di personalità non sono in grado di riconoscere le emozioni in se stessi né negli altri e perciò appaiono freddi, indifferenti e disinteressati e strutturano la loro vita limitando al minimo le interazioni sociali.
3) DISTURBO SCHIZOTIPICO DI PERSONALITA’
E’ presente una modalità pervasiva di relazioni interpersonali deficitarie, ideazione aspetto e comportamento peculiari. Le caratteristiche di questo disturbo della personalità sono soprattutto le stranezze nella cognizione essendo le distorsioni cognitive che lo caratterizzano, tra le più gravi tra tutti i disturbi della personalità. Beck e Freeman contano la presenza di 4 temi tipicamente presenti in questo disturbo: 1) sospettosità o ideazione paranoide; 2) idee di riferimento cioè pensano che eventi non correlati siano tra loro collegati in modo significativo (coincidenze, segni ecc …); 3) credenze bizzarre e pensiero magico; 4) presenza di esperienze percettive alterate o insolite. Spesso hanno un modo strano di parlare, caratterizzato dall’allentamento dei nessi associativi e da una forma di comunicazione circostanziale, fuorviante, vaga o troppo articolata ed astratta. L’affettività può essere coartata o inadeguata al contesto e anche il comportamento di queste persone può apparire bizzarro, incomprensibile ed inappropriato alla situazione. Possono evitare le relazioni interpersonali a causa dell’ansia che provano in relazione ai loro comportamenti e alle loro credenze bizzarre.
CLUSTER B
DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITA’
Queste persone mostrano un comportamento antisociale e spesso criminale e arrivano presso ospedali o studi privati dietro la spinta delle istituzioni o di pressioni esterne affinché si curino (insegnanti, datori di lavoro, familiari ecc.) e si caratterizzano anche loro per la presenza di relazioni interpersonali difficoltose e soprattutto travagliate. Sono caratterizzati dalla presenza di un disturbo della condotta prima dei 15 anni e, successivamente, dalla comparsa di condotte irresponsabili ed antisociali non rispettose delle regole, che li portano a non mantenere il lavoro no mettersi nei guai con la legge e le autorità. Sono altresì presenti assenza di rispetto della legge e delle norme sociali, comportamenti illegali, irritabilità, aggressività (attaccano briga facilmente e sono inclini alle risse) e violenza domestica, mancanza di rispetto per gli obblighi finanziari (non pagare i debiti, non provvedere al sostentamento dei figli o di altre persone che dipendono da loro), impulsività e incapacità di pianificare, incapacità a mantenere una dimora fissa, relazioni stabili, assenza di rispetto per la verità (mentono con estrema facilità), truffe e furti, negligenza per la propria ed altrui sicurezza ed assenza di senso di rimorso o paura delle conseguenze, abuso di sostanze o di alcol. Questo disturbo della personalità si sovrappone per alcuni aspetti alla psicopatia (vedi articolo).
DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’
Questo particolare disturbo della personalità, è caratterizzato da una modalità pervasiva di instabilità del tono dell’umore, delle relazioni interpersonali e dell’immagine di sé che compare entro la prima età adulta e si manifesta in vari contesti di vita. Le relazioni interpersonali sono instabili, ad alta emotività espressa e spesso turbolente, caratterizzate da rotture e riappacificazioni (cicli ripetitivi di svalutazione e idealizzazione dell’altro), si riscontrano notevole impulsività ed elevata reattività emotiva (spese azzardate, uso di sostanze, sessualità promiscua ecc. …). La RABBIA è un altro elemento caratterizzante: appare immotivata e molto intensa rispetto al contesto in cui si attiva e spesso porta a liti e risse. Ad essa si associa la DISREGOLAZIONE EMOTIVA cioè una scarsa capacità di controllo e di regolazione delle emozioni, che sono talmente forti da soverchiare la persona che non è in grado di gestirle né di tollerarle e le agisce all’esterno. Sono presenti marcati e persistenti disturbi del senso di identità (incertezza sull’immagine di sé, sull’identità sessuale, sulle mete a lungo termine, sui valori da adottare, le amicizie da prediligere, gli studi da fare ecc), ai quali fanno da contraltare sentimenti cronici di noia e di vuoto interiore, Le persone con questo disturbo sono eccessivamente e immotivatamente preoccupate di evitare l’abbandono e l’allontanamento dell’altro e spesso mettono in atto comportamenti autolesionistici e tentativi di suicidio, finalizzati a volte a trattenere l’altro.
Indicatoridi disturbo di personalità borderline (A.T. Beck e A. Freeman): sintomi e problemi insoliti e variabili di settimana in settimana, marcate e sproporzionate reazioni emotive, comportamenti autopunitivi, impulsivi e scarsa pianificazione delle azioni, comportamenti impulsivi e avventati, brevi periodi di sintomi psicotici, confusione riguardo mete, priorità o sentimenti, sensazioni di vuoto, angoscia e inutilità, mancanza di relazioni intime stabili e profonde, sessualità promiscua, alternanza di idealizzazione e svalutazione degli altri, confondo la sessualità con l’intimità, frequenti crisi con chiamate al terapeuta o ad amici, malintesi frequenti riguardo le affermazioni del terapeuta o di altri, forte ambivalenza su numerose questioni, forte resistenza al cambiamento.
Young (1987 riportato e adattato in A.T. Beck e A. Freeman) ipotizzò la presenza di diversi schemi maladattiviattivi in queste persone: abbandono e perdita, non amabilità, dipendenza e sottomissione, abuso/sfiducia, insufficiente autodisciplina, colpa/punizione e deprivazione emotiva.
DISTURBO ISTRIONICO DI PERSONALITA’
Questo disturbo di personalità è caratterizzato dalla presenza pervasiva di una emotività esuberante e fuori luogo e dalla ricerca eccessiva di attenzioni che compare nella prima età adulta e si manifesta in una varietà di contesti di vita. La persona affetta è sempre alla ricerca di approvazioni, rassicurazioni e complimenti, si comporta adottando una modalità relazionale seduttiva e seducente con comportamenti e abbigliamento spesso inappropriati, si preoccupa eccessivamente di rendersi attraente. Le sue emozioni sono superficiali e estremamente mutevoli, espresse con modalità esasperate e teatrali inadeguate alle situazioni e si mostra spesso disforica. E’ egocentrica: ama essere al centro dell’attenzione e si trova a disagio in caso contrario. Tende a soddisfare immediatamente pulsioni e desideri e non tollera la frustrazione. Il modo di parlare appare estremamente impressionistico e superficiale, carente di dettagli ed altamente emotivo.
DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’ (vedi pagina dedicata)
DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’
IL disturbo evitante di personalità è caratterizzato dalla pervasiva presenza di disagio sociale e nelle relazioni interpersonali, timore del giudizio negativo e forte timidezza che compaiono nella prima età adulta. La persona affetta si sente facilmente ferita dalla critica e dalla disapprovazione, ha pochi amici stretti, ha difficoltà ad entrare in relazione con gli altri se non è certa di piacere ed evita le situazioni sociali e le attività che la possono esporre al giudizio altrui (teme di risultare inappropriata, sciocca o poco interessante). Tende ad esagerare la percezione delle proprie difficoltà, dei pericoli o dei rischi anche nel fare qualcosa di banale se è fuori dalla sua routine. Annulla gli impegni sociali e rifiuta promozioni o impegni professionali per paura di non essere all’altezza e di non farcela. Spesso queste persone soffrono di solitudine e tristezza, che sono provocate dalla paura del rifiuto che le spinge a restare isolate e a non impegnarsi in attività nuove. I pazienti evitanti, come gli schizoidi si ritrovano soli ma, a differenza di questi, desiderano molto l’amicizia e sono molto sensibili alle critiche. La paura del giudizio negativo e del rifiuto, la forte autocritica ed una errata valutazione delle reazioni altrui sono centrali in questo disturbo di personalità.
DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALITA’
Nel disturbo dipendente di personalità la caratteristica pervasiva e la presenza di una modalità pervasiva di comportamento sottomesso e dipendente che compare entro la prima età adulta e si manifesta in diversi contesti della vita del soggetto. Queste persone: non sono in grado o non vogliono prendere le decisioni quotidiane senza richiedere una eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni dagli altri, non agiscono se gli altri non sono in accordo con loro, non iniziano progetti autonomamente e tendono a non fare le cose da soli perché si sentono a disagio. Inoltre, pur di stare con gli altri sono disposti a fare carte false (sottomissione, estrema tolleranza e disponibilità alle richieste degli altri). Quando finisce una relazione intima, si sentono persi e sconvolti e sono dominati dunque dalla paura di essere abbandonati, poiché si sentono incapaci di andare avanti da soli e di fare fronte autonomamente alla vita, con le loro forze. Perciò tendono a ricercare sempre la presenza di qualcuno accanto che li conforti, guidi e prenda le decisioni al loro posto, occupandosi delle incombenze della vita quotidiana. Fanno dunque qualsiasi cosa pur di piacere ed essere accettati dagli altri – di cui hanno estremo bisogno. Spesso soffrono di depressione con mancanza di iniziativa, sentimenti di incapacità e di essere indifesi nel mondo, ricerca continua di protezione. Anche i disturbi d’ansia si presentano spesso in questi individui, essendo legati alla paura della separazione e dell’abbandono e di essere lasciati da soli a provvedere a se stessi. Tipicamente queste persone, quando termina una relazione ne cercano immediatamente un’altra che li faccia sentire “protetti”. Non riescono infatti a stare da soli ed ad accudire se stessi. Né a sentire i loro veri e profondi bisogni e desideri poiché troppo abituati ad intercettare e soddisfare quelli degli altri. Sono frequenti anche disturbi di somatizzazione, fobie specifiche, alcolismo o abuso di sostanze (per non affrontare i problemi). Spesso queste patologie come guadagno secondario hanno quello da una parte di elicitare le cure, le attenzioni e la protezione degli altri, dall’altra di far sì che gli altri si occupino delle incombenze quotidiane poiché il “dipendente” non è in grado di farlo a causa dei suoi “disturbi”. Le caratteristiche tipiche di questo disturbo di personalità sono le seguenti:
1) Incapacità di prendere le decisioni quotidiane senza chiedere una grande quantità di conferme e rassicurazioni
2) Permette che siano altri a decidere per le sue cose importanti (dove vivere, che lavoro fare ecc.)
3) Ha difficoltà a iniziare o portare avanti attività/progetti in autonomia
4) Si mostra sempre d’accordo con gli altri per timore di essere rifiutato
5) Fa cose spiacevoli o degradanti pur di non rimanere da solo
6) È sconvolto e disperato quando termina una relazione intima
7) Facilmente ferito dalla disapprovazione e dalle critiche, vive continuamente con la paura di essere abbandonato.
DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO DI PERSONALITA’
Questo disturbo di personalità è caratterizzato da sintomi ossessivi, schemi di pensiero estremamente rigidi e persistenti e schemi di comportamento compulsivi e ripetitivi, rigidi e ritualizzati. Si rilevano tipicamente ostinazione, un eccessivo amore per l’ordine e la parsimonia e la combinazione di ossessioni e compulsioni. Le persone affette dal disturbo ossessivo compulsivo di personalità, sono estremamente legati alle norme e alle regole esterne, sulle quali contano per guidare il loro comportamento e le loro scelte. Nutrono un desiderio di onniscienza che li porta a coltivare molto l’intelletto e li rende perfezionisti, lenti e tendenti a procrastinare senza fine il termine di un’attività (per svolgerla in modo perfetto). La vita emotiva è per loro fonte di disagio a causa della sensazione di poterla controllare. Shapiro (1981) espose 3 caratteristiche principali di questo disturbo di personalità: 1) stile di pensiero estremamente rigido e focalizzato; 2) la presenza della distorsione cognitiva prevalente “io dovrei” come espressione di un alterato senso di autonomia, legato alla morale, alle regole esterne ecc.; 3) dogmatismo e dubbio continuo legati al conflitto tra il dover seguire regole rigide e moralità e il considerare i propri desideri, bisogni interni ed emozioni. I pensieri automatici tipici di queste persone sono i seguenti: 1) ci sono comportamenti e decisioni giuste e sbagliate; 2) per essere degno di valore, non devo sbagliare; 3) commettere un errore significa aver fallito e dunque meritare delle critiche; 4) devo avere il controllo perfetto del mio ambiente e di me stesso; 5) la perdita di controllo è intollerabile; 6) se qualcosa può essere pericolosa devo esserne sconvolto; 7) posso prevenire gli avvenimenti indesiderati attraverso rituali magici (compulsioni); 8) se il corso dell’azione non è perfettamente chiaro allora è meglio non fare niente; 9) non posso assolutamente stare senza le mie regole e i miei rituali. Si tratta di uno stile di pensiero rigido, assolutistico e moralistico estremamente limitante per la persona affetta nelle relazioni interpersonali e nelle capacità di adattamento al cambiamento e agli eventi della vita quotidiana.
TERAPIA DEI DISTURBI DEI PERSONALITA’
La terapia dei disturbi di personalità è fondamentalmente la psicoterapia, finalizzata a rendere consapevole l’individuo dei suoi schemi cognitivi disfunzionali e degli effetti che questo hanno sulla sua vita di relazione, sociale e professionale. La psicoterapia aiuta il paziente a riconoscere e modificare gli stili di pensiero ed i comportamenti disfunzionali. In presenza di patologie in comorbilità, la farmacoterapia a volte risulta molto importante, se non indispensabile.