(Iimmagine tratta dal sito: The Meadows)
Scritto da: Annalisa Barbier
Nel 2010 il professor Pier Pietro Brunelli ha coniato il termine Trauma da Narcisismo (TdN), ponendo l’ipotesi diagnostica di trauma derivante da relazioni amorose disfunzionali. Con questo termine, il dottor Brunelli voleva indicare precisamente “un certo stato di condizione traumatica e post-traumatica che deriva dal Narcisismo” (Brunelli, 2018) e non ciò che è stato successivamente male interpretato da molte persone, come un Trauma da Narcisista, cioè un trauma subito da “una persona a causa di un Narcisista” (Brunelli, 2018).
Infatti, l’autore specifica nel suo sito (albedoimmagination) che tale trauma viene vissuto e subito “anche perché (il partner di una persona narcisista, ndr) ha a sua voltaun problema di Narcisismo, ed in particolare di ‘ferita narcisistica’. Ciò gli comporta di colludere con il partner disturbante, di ‘offrirgli il collo’, e quindi di essere componente non solo passiva, ma anche attiva di una dinamica narcisistica. Ecco allora che il TdN è appunto un Trauma da Narcisimo e non da narcisista, come invece hanno inteso coloro che non si sono soffermati a fondo sulle mie avvertenze e precisazioni”.
Dobbiamo dunque intendere questa condizione psicologica disturbante come la risultante di un sistema relazionale disfunzionalepiuttosto che l’esito passivo dell’essersi relazionati con un partner narcisista; condizione questa che rende certamente le relazioni difficoltose e spesso disfunzionali, ma non necessariamente implica un trauma nel partner sano.
Come spiega lo stesso autore, il TdN deriva dunque dall’interazione disfunzionale tra due partner le cui ferite narcisistiche reciproche creano una “collusione” nella coppia, tra schemi relazionali disfunzionali che si manifestano con modalità opposte e complementari (vedere articolo sugli schemi) tra i partner, legandoli in una sorta di “danza” di schemi comportamentali, che si rinforzano reciprocamente fino a rendere la relazione altamente disfuzionale, soprattutto per il partner più fragile ed insicuro.
Mentre il “narcisista patologico” dunque cerca di sanare la propria ferita attraverso la costruzione di un ego e di un’immagine di sé ipertrofica e dominante sull’altro, il partner che subisce questa personalità invece, è convinto di poter soddisfare il proprio bisogno di amore, sicurezza e valore solamente attraverso una relazione sentimentale appagante con un uomo “forte e vincente”. Ciò lo porta a tollerare e sottomettersi più facilmente ai comportamenti scorretti, arroganti, manipolativi e strumentalizzanti che sono tipici delle personalità narcisistiche patologiche
Come afferma lo stesso autore: “quindi il TdN indica una condizione traumatica che si instaura in un partner non soltanto a causa del narcisismo dell’altro, ma di un quadro che comprende anche le sue proprie problematiche narcisistiche che lo inducono a lasciarsi vampirizzare” (Brunelli, 2018).
E’ dunque di grande importanza, soprattutto a scopi terapeutici, indirizzare le persone che hanno subito abusi legati alla personalità narcisistica, a guardare e considerare che il problema principalmente responsabile della loro sofferenza non è tanto l’aver avuto una relazione con un partner disturbato e disturbante (la qual cosa - va da sé - ha il suo peso nell’economia della sofferenza) ma soprattutto quella una ferita narcisistica che le porta ad accettare e colludere con siffatti partner. E’ questa predisposizione interiore, che porta alcune persone ad attaccarsi a partner narcisisti nonostante ne riconoscano i tratti disfunzionali, e la scarsa capacità di offrire una relazione appagante. Questa tendenza è frequentemente legata al bisogno di amore e riconoscimento, all’incapacità di stabilire confini interpersonali sani e funzionali, alla tendenza a mettere l’altro prima di sé e a percepire come molto scarso il proprio valore personale.
Spesso dunque il partner che appare perfetto, forte e dominante, di successo e affascinante – caratteristiche queste frequenti nelle personalità narcisistiche - viene visto come il “principe azzurro” che salverà dalle difficoltà della vita, solleverà dalla solitudine e soddisferà il bisogno di sentirsi “di valere e di valore”, attraverso il rispecchiamento nelle abilità dell’altro.
Brunelli ci mette in guardia, molto saggiamente, dall’assumere e portare avanti un atteggiamento vittimistico e vittimizzante, senza prima aver valutato con giudizio e capacità critica clinica anche la psicologia del partner che ha subito o ancora subisce le angherie nella relazione: “un altro equivoco nella concezione errata ed essenzialmente vittimistica che alcuni hanno del TdN è che anche nei casi in cui sussistono problematicità relazionali – non afferenti a modalità disturbanti e vampirizzanti, e comunque dove il narcisismo non è la determinante patologica di tali problematicità – l’altro viene considerato affetto da narcisismo patologico, fino ad essere demonizzato come un vampiro, come il cattivo, unico vero colpevole dei problemi. “
Questo genere di malinteso generalizzante ha almeno due effetti negativi di rilievo:
1) Da una parte, non aiuta a recuperare una vita ed uno stile relazionale più sani, laddove questo fosse possibile, ma tende a far crescere nell’immaginario collettivo, un atteggiamento rabbioso e distruttivo da “caccia alle streghe”, che allontana ancora di più dalla possibilità di costruire relazioni intime, poiché va a distruggere anche le relazioni che invece, non essendo basate su patologie disturbanti della personalità, potrebbero trarre giovamento da una terapia che ne correggesse gli schemi disfunzionali;
2) Dall’altra, pone la persona che ha subito la relazione nella condizione di viversi come “vittima passiva”, dunque impossibilitata a fare alcunché per migliorare la propria condizione, in quanto questa deriva esclusivamente dall’influenza e dalle azioni altrui. Questa mentalità vittimistica non aiuta a recuperare e a riaprirsi alla vita amorosa mentre, come scrive Brunelli: “Se invece si capisce che dipende anche da una propria problematica, si può provare a risolverla e allora ci si sentirà più capaci di fidarsi di se stessi e con ciò si hanno molte più possibilità di riaprirsi alla vita amorosa, altrimenti si resterà in uno stato di impotenza e di diffidenza evitante”.
Fatte le suddette doverose precisazioni, vi invito a leggere interamente l’articolo di Brunelli sul suo sito www.albedoimagination.it.
Ma ora andiamo a vedere quali sono le caratteristiche del TdN.
IL TdN: SINTOMI
Con i termini Trauma da Narcisismo (Pier Pietro Brunelli) o Sindrome da Manipolazione Relazionale (SDMR, Cinzia Mammoliti e Francesca Sorcinelli) viene indicata una condizione traumatica indotta da relazioni affettive gravemente disfunzionali, caratterizzate da manipolazione emotiva, violenze ed abusi psicologici e fisici. Si tratta frequentemente di relazioni sentimentali che coinvolgono un partner con tratti narcisistici più o meno gravemente patologici, fino ad arrivare a ciò che viene considerato essere l’aspetto estremo del disturbo narcisistico di personalità: la psicopatia.
Le autrici hanno identificato i sintomi ricorrenti della sindrome, che vado ad elencare rifacendomi all’elenco esposto dalla dottoressa Cinzia Mammoliti nel suo sito www.cinziamammoliti.it:
- bisogno ossessivo di parlare con chiunque di quel che si sta vivendo per cercare risposte;
- logorrea verbale e scritta;
- sviluppo di modalità manipolative non presenti prima della relazione che si sta vivendo;
- sentimenti di paura e orrore per amare quello che si riconosce essere un mostro;
- attacchi di rabbia incontrollabile e aggressività autodiretta;
- attacchi di rabbia e aggressività eterodiretta;
- calo dell’autostima;
- compresenza di emozioni e stati d’animo contraddittori;
- lunaticità e indecisione frequenti (la vittima cambia spesso idea e da un momento all’altro);
- ansia;
- attacchi di panico;
- senso di irrimediabile sfiducia nel prossimo;
- paura della solitudine;
- paura della gente;
- gelosia morbosa nei confronti dell’abusante;
- necessità di controllo più o meno ossessivo di ciò che fa, di dove va e con chi sta l’abusante;
- sensazione di vuoto insopportabile all’idea di essere abbandonata dall’abusante;
- voglia di lasciare l’abusante ma impossibilità di farlo per una sensazione di vuoto insopportabile;
- dipendenza psicologica dall’abusante;
- dipendenza affettiva dall’abusante;
- dipendenza economica dall’abusante;
- isolamento sociale (perdita o allontanamento dalle amicizie e dagli affetti familiari);
- sensi di colpa nei confronti dell’abusante;
- sensazione di pena nei confronti dell’abusante;
- sindrome della crocerossina/o nei confronti dell’abusante (percepirlo/a debole o in difficoltà e desiderare più o meno ossessivamente di aiutarlo/a);
- sentirsi sbagliata/o;
- stati di dissonanza cognitiva;
- imitazione dell’abusante: atteggiarsi, comportarsi, parlare, pensare come lui/lei;
- sensazione costante e paura di non poter mai più tornare ad essere come prima;
- difficoltà di concentrazione;
- disturbi del sonno;
- sogni frequenti di quanto vissuto;
- disturbi alimentari;
- stanchezza cronica;
- mancanza di energia;
- comportamenti compulsivi (es. guidare pericolosamente o abusare di sostanze quali droghe, alcool, farmaci, sigarette);
- sessualità disturbata e compulsiva (incontri al buio, condotte sessuali deviate e perverse che prima non erano presenti);
- atteggiamenti sminuenti e svilenti e/o tendenze sadiche nei confronti di altri uomini/donne;
- depressione;
- pensieri suicidari;
- pensieri omicidi.
Come scrive la dottoressa Mammoliti: “si tratta di 42 sintomi che si possono presentare in parte o tutti insieme, nello stesso periodo o a momenti alterni, e che vanno a configurare, in chi ne è vittima, un quadro patologico che determina un’estrema e incontrollabile sofferenza psicologica. Detta sofferenza è strettamente correlata al profondo senso di frustrazione e impotenza che deriva dalla dicotomia delle emozioni che si provano (ossessione, bisogno, dipendenza, attaccamento al proprio carnefice e/o odio, repulsione, paura, vergogna e imbarazzo per i sentimenti positivi che si nutrono nei suoi confronti) e conseguente impossibilità di autodeterminarsi gestendo la propria emotività”.
Per saperne di più in merito alle dinamiche relazionali disfunzionali di manipolazione o dipendenza affettiva suggerisco di leggere i seguenti articoli:
IL NARCISISTA E IL PARTNER: LA DANZA DEGLI SCHEMI; IL CICLO RELAZIONALE NELLA DIPENDENZA AFFETTIVA